23 April 2019

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Il vicepresidente di Ubisoft spiega come prepararsi a giocare e realizzare giochi nel cloud

Con 22 anni di esperienza in Ubisoft alle spalle, Stéphanie Perotti ha vissuto quattro generazione di console, tra cui quella che ha fatto segnare il salto all'alta definizione e la proliferazione del gioco online. In veste di vicepresidente del settore Servizi Online, supervisiona tutti i servizi online di Ubisoft, oltre alla produzione dei giochi per famiglie di Ubisoft. Ha anche ricoperto un ruolo cruciale nella nascita della partnership tra Ubisoft e Google, che ha portato a Project Stream e alla sperimentazione con Google incentrata su Assassin's Creed Odyssey, così come all'attuale coinvolgimento di Ubisoft con Google Stadia.

Abbiamo avuto modo di parlare con Perotti riguardo al ruolo di Ubisoft nel futuro dei giochi in streaming, soffermandoci sul modo in cui il cloud computing può aiutare gli sviluppatori a oltrepassare certe barriere e sul perché tutti i giocatori beneficeranno della cosa.

[2019-04-17] Ubisoft VP on Preparing to Play And Make Games in the Cloud - THUMBNAIL

Che idea aveva Ubisoft di Project Stream e perché si è ritenuto importante fare parte della sperimentazione?

Stéphanie Perotti: Per noi come azienda è stata un'esperienza fantastica. Le sfide ci affascinano e, con un partner del livello di Google, abbiamo capito subito che sarebbe stata l'occasione perfetta per capire come avvicinarci allo streaming e dove potevamo arrivare con un gioco che era stato appena pubblicato per altre piattaforme e noi volevamo destinare a qualsiasi dispositivo. È stata davvero una grande collaborazione. Abbiamo imparato molto. Come Ubisoft, quello che ci interessa è comprendere cosa serve per arrivare a un futuro fatto di gioco in streaming.

Ci sono aspetti particolarmente inattesi o complicati che Ubisoft ha dovuto affrontare in questa occasione?

SP: Credo di poter dire che la risposta della community e la qualità dell'esperienza proposta sono state sorprendenti. Uno degli aspetti chiave è assicurarsi che i giocatori, e i nostri team di sviluppo, abbiano fiducia in questa tecnologia. In passato ci sono già stati tentativi di proporre i nostri giochi via streaming e naturalmente ci sono questioni tecniche molto complesse da affrontare. Il primo passo è stato assicurarsi che Google stesse preparando un ambiente in grado di affrontare quelle questioni e credo proprio che lo abbiano chiarito egregiamente durante la conferenza di presentazione di Stadia. Abbiamo già visto migliorare l'esperienza di gioco, con tempi di latenza minori e un'ottima resa grafica; alcuni giocatori poi si sono goduti il gioco proprio come avrebbero fatto con altre piattaforme.

Cosa spinge Ubisoft a voler essere in prima linea quando si parla di nuove tecnologie?

SP: Per nostra natura siamo sempre interessati alle novità tecnologiche che possono aiutarci a realizzare giochi migliori. Quando troviamo un partner che porta con sé delle innovazioni, come sta facendo Google con Stadia, ci chiediamo: "Questa partnership può aiutarci a realizzare giochi migliori?".

Ubisoft come pensa che lo streaming potrà cambiare il modo in cui si sviluppano videogiochi?

SP: Se parliamo di gioco in cloud, ci sono due aspetti da tenere in considerazione. C'è la parte dello streaming, che permette di accedere ai propri contenuti ovunque; poi c'è il cloud computing, che dà agli sviluppatori una potenza di calcolo virtualmente illimitata e a guadagnarne è l'esperienza di gioco. Quindi, per quanto ci riguarda, la parte dello streaming non è per forza di cose quella più complessa. Negli ultimi anni i nostri giochi sono già stati disponibili in streaming attraverso svariate piattaforme. Oltre a collaborare con Google, abbiamo lavorato anche con Nintendo per portare Assassin's Creed Odyssey su Switch via streaming in Giappone.

Le prossime fasi ci spingeranno ad affrontare alcune sfide. Come si può giocare su dispositivi mobile a un gioco per console o PC? Come si possono adattare i nostri giochi al dispositivo di gioco utilizzato? Dovremo risolvere numerose questioni legate al design e all'esperienza utente.

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Pensi che lo sviluppo in cloud e lo streaming siano interconnessi?

SP: Credo stiano per raggiungere un punto comune, che ci spinge a creare strumenti migliori da dare ai nostri team di sviluppo, così da garantirgli un livello produttivo più elevato. Allo stesso modo stiamo anche valutando il sistema di sviluppo che adottiamo oggi. Dobbiamo modificare i processi produttivi e tecnologici affinché si adattino al cloud computing.

Lo streaming è una buona notizia per il mondo dei videogiochi?

SP: È una buona notizia per due motivi. Lo streaming ci permette di raggiungere più giocatori e di farlo ovunque siano, in qualsiasi momento. Siamo convinti che possa rappresentare un valore aggiunto anche per chi è già nostro cliente. Per esempio, se sto giocando a The Division 2 ma devo andare alla GDC a San Francisco per una settimana, vorrei poterci giocare comunque. Avere la possibilità di accedervi da svariati dispositivi ci dà modo di imparare di più e di proporre esperienze utente migliori, di cui il giocatore è parte integrante. E possiamo creare qualcosa che ancora non esiste. Ecco, questo mi affascina moltissimo.

Pensi che riducendo le barriere che limitano l'accesso ai giochi cambierà anche il modo in cui Ubisoft propone i giochi alle persone?

SP: Certamente. Credo che il modo di rivolgersi ai nuovi giocatori e l'esperienza proposta ai giocatori in generale dovranno cambiare. Dovremo adattarci a ogni tipo di giocatore. Abbiamo già discusso precisamente di questo aspetto. Come accogliamo questi nuovi giocatori? Come ci approcciamo a quelle che sono le loro aspettative? Come li incoraggiamo a giocare nel modo che preferiscono?

Parlando del supporto ad altre piattaforme, questo rende le cose più complicate per Ubisoft?

SP: Quello che ci interessa è essere lì dove ci sono i nostri giocatori. Non penso che la situazione ci spinga a supportare unicamente le piattaforme in streaming, lasciando da parte le console tradizionali. Quello che ci interessa è continuare a dare ai giocatori la possibilità di scegliere. Per quanto ci riguarda, vuol dire affrontare più sfide. Come possiamo dare vita a queste esperienze tenendo conto di una gran varietà di piattaforme? Ma dopotutto ci siamo già trovati in passato nella stessa situazione. Ci costringerà a pensare in maniera totalmente inedita ai nostri strumenti e agli engine. L'idea è di affidarsi maggiormente ai microservizi, così da poter sviluppare i giochi con più efficienza.

Come immagini il settore dei videogiochi tra cinque anni?

SP: Sono convinta che la possibilità di avere sempre un gioco a disposizione, assieme ad altri servizi che possano arricchire l'esperienza di gioco, consolideranno la nostra idea di giochi come vere e proprie piattaforme. Dovremo realizzare giochi profondi, esperienze significative in cui i giocatori potranno passare molto tempo di qualità. Credo che tra cinque anni staremo creando giochi migliori, con una grafica migliore, un'IA migliore e, soprattutto, un'esperienza generale migliore. Penso che la community sarà molto più coinvolta, sarà una parte attiva dello sviluppo dei nostri giochi.

Per saperne di più su Stéphanie Perotti, leggi l'intervista realizzata per Le donne di Ubisoft.

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